martedì 20 dicembre 2011

La paura del buio.

Dicono che l'istante prima di morire, ciascuno di noi riveda la propria vita scorrere come in un film. La stessa cosa sta accadendo a me, da un mese a questa parte... certo, togliendo il fatto di morire, magari. Certe volte il passato ti piomba addosso con una violenza inaudita, ti travolge e ti sommerge come una burrasca in mare aperto. Ma non è questo il caso. Stavolta il mio passato ha giocato d'astuzia, si è insinuato lentamente nei miei pensieri, nel mio quotidiano, nel mio modo di essere e di pensare e di comportarmi.

Un sogno ricorrente è quello del buio. Io non ho paura del buio, non l'ho mai avuta nemmeno da bambino. Eppure, in questo sogno io ho paura del buio. No, non è del tutto esatto. La mia paura è quella del buio improvviso, inatteso. Nel mio sogno avrò cinque, sei anni. Sono a casa, in corridoio. Sento dei rumori strani, che provengono dalla mia cameretta. Mi avvicino alla porta, la apro... la stanza è buia. Premo l'interruttore, la luce si accende. Ma dura solo un istante, la lampadina manda una luce sempre più fioca, sempre più tremula... e poi è di nuovo il buio. Vengo colto da un terrore improvviso, paralizzante. In questo fottuto sogno sono in balìa di me stesso, che non riesce, non vuole, non osa decidersi: entrare? tornare in corridoio? No, il bambino che sono nel mio sogno non riesce a muoversi, a pensare, a gridare... sa solo restare lì in piedi, quasi come se fosse compiaciuto del suo terrore, come se volesse essere spaventato a tutti i costi. E ogni volta il sogno finisce allo stesso modo, con me stesso bambino sulla soglia, impietrito.

Era da molto che non sognavo tutto questo, ma in questi giorni lo sto facendo in continuazione. E' il passato, il mio passato che continua a riaffacciarsi con prepotenza nel mio presente. Lo vedo sulle mie braccia, quei segni che non se ne andranno mai del tutto, e che ora tornano a rimarcare vecchi pensieri quasi dimenticati (e solo io so la fatica che ho fatto per dimenticare); lo sento nei miei pensieri, nella mia rinnovata difficoltà a relazionarmi con gli altri (e solo io so il dolore che comporta tornare ad indossare le mie vecchie maschere per nascondermi al mondo); lo vedo nelle persone intorno a me, che ultimamente sembrano recitare un film già visto (cambiano gli attori, ma la storia è quella di sempre, un vecchio classico, e come si può rovinare un classico?); lo percepisco in me, e questo mi spaventa più di tutto: mi guardo allo specchio, e vedo quel bambino introverso e silenzioso e pauroso che sono stato. La cosa che mi terrorizza, è che sto perdendo di vista quell'uomo che avevo incominciato ad intravvedere, e che mi dava la forza di guardare avanti con fiducia. 

E' solo un brutto momento, lo so. Passerà, come passa tutto. Tornerà il sorriso, torneranno le mie certezze, tornerà la voglia di mettermi in gioco nel mondo. E non ho dubbi sul fatto che tornerà presto, ormai sono in vetta e da qui è tutta discesa. Ma capisco anche che il passato non si cancella mai. E non si cancelleranno questi momenti, e per quanto mi sforzerò di relegarli in un angolo buio della mente... beh, loro torneranno. Torneranno sempre per me. Per ricordarmi chi sono, da dove vengo. Per ricordarmi che quel bambino non avrà mai un'infanzia normale, ma sarà sempre costretto a guardare quella stanza buia, senza possibilità di entrare o di andarsene. Devo solo accettarlo. Scendere a patti. Un compromesso col mio passato. Con tutti i miei passati. E' l'unico modo che ho per ritrovare quell'uomo nello specchio. E devo ritrovarlo al più presto: solo lui può abbracciare quel bimbo, dirgli di non temere, perché tutto andrà bene. E allora potrò davvero accompagnare entrambi in quella stanza, perché in fondo... io non ho paura del buio.


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